Un breve ma divertente giro del mondo alla scoperta delle leggi più assurde in materia di birra. Produzione, consumo, licenze… tutto è stato messo sotto la lente dai legislatori dell’intero globo.
Guidati da tradizioni locali, credi religiosi o per cercare di risolvere importanti problematiche sociali, i massimi esperti di legge si sono messi di impegno e hanno partorito delle vere e proprie stramberie legislative. Ma prima di scoprire cosa hanno combinato, è giusto far un piccolo salto indietro nel tempo.
LA BIRRA NELLA STORIA TRA CONSUMI E DIVIETI
La birra è una delle bevande alcoliche più antiche, le prime tracce di fermentati a base di cereali risalgono addirittura al 15.000 a.C. Un team di archeologi ha rinvenuto, infatti, resti di proto-birre nell’area del tempio di Gobekli Tepe in Turchia. Ma più o meno nello stesso arco di tempo, anche nella Cina centrale si preparavano birre con il riso, sorgo e orzo.

Questo nettare dorato ha da sempre svolto un ruolo primario nella vita quotidiana dei popoli di tutto il mondo. Era parte integrante della dieta, consumata come “pane liquido” da grandi e piccini; era preparata in casa dalle donne alla stregua di qualsiasi altro cibo; veniva offerta durante rituali religiosi per ingraziarsi le divinità; era moneta di scambio, salario e medicamento.
Norme, regolamenti e tassazioni hanno colpito anche la birra. Il primo legislatore che ha scritto di birra è stato Hammurabi, sovrano babilonese vissuto intorno al 1.700-1.600 a.C., ricordato da tutti per il Codice omonimo. Questa raccolta di leggi, incise su una stele di diorite esposta al Louvre di Parigi, cita anche la birra e le relative sanzioni. Ecco qualche esempio:
- l’apertura di una taverna senza licenza assicurava la condanna a morte. Così come la violazione delle norme di produzione e delle regole di vendita;
- chi annacquava la birra, moriva per affogamento;
- se una sacerdotessa osava entrare in una taverna era condannata al rogo.
IL DECALOGO DELLE ASSURDITÀ!
Hammurabi, si sa, è famoso per i suoi metodi non proprio ortodossi, ma ogni tempo ha le sue regole. E, quindi, scopriamo insieme quali sono le 10 leggi sulla birra più assurde dei giorni nostri
- Australia: nello Stato dell’Australia Occidentale è proibito schiacciare una lattina di birra tra i seni!
2. Bangladesh: i musulmani possono bere birra e alcolici solo se possiedono una prescrizione medica che li autorizza a consumare alcol per motivi di salute.
3. Canada: è illegale bere birra all’interno dei capanni da pesca, a meno che non siano equipaggiati con letto e angolo cottura!
4. Giappone: la legge vieta la produzione casalinga di qualsiasi bevanda alcolica con gradazione superiore all’1%, quindi niente homebrewing!
5. Nigeria: non solo è vietato introdurre birra nel Paese, ma addirittura non si possono portare le birre in stile Stout!

6. Pakistan: le persone non-musulmane possono consumare alcolici solo se in possesso di un permesso che consente di comprare mensilmente 100 bottiglie di birra o 5 bottiglie di liquore.
7. Perù: durante il giorno delle elezioni entra in vigore la “Ley Seca” che impone il divieto di vendita delle bevande alcoliche, inclusa la birra. Questo per assicurare che si voti nel pieno delle facoltà!
8. Russia: prima del 2011 la birra, contenente meno del 10% di alcol, era considerata un semplice “prodotto alimentare” e quindi non soggetta a divieti e controlli.
9. Scozia: uno scozzese, che osa indossare biancheria intima sotto il kilt, è multato con due birre!
10. Svezia: si possono acquistare birre con gradazione alcolica superiore al 3,5% solo nei pub e in una catena di negozi specializzati gestiti dal Governo.
Come avrete sicuramente notato non ho fatto riferimento a leggi statunitensi. Non mi sono dimenticata, è che per elencare le strane leggi americane sulla birra, o sull’alcol in generale, avrei dovuto scrivere un altro articolo! …. chissà, magari in futuro… che ne dite?!?
N.B. Questa lista non rappresenta l’elenco completo delle leggi vigenti in materia di birra e alcol negli Stati menzionati. Per info più precise, si prega di fare riferimento alle rispettive fonti istituzionali.